martedì 20 novembre 2007

Vattimo

Era primavera e c'era un convegno - su cosa? , poffare! non me lo ricordo - all'uscita dalla sala, la sera tutti si affollano attorno a lui, Gianni Vattimo, che chiacchiera amabilmente e lancia strali e battute.
Sto discosta un po' dalla folla e attendo, non so cosa.
Dopo il primo quarto d'ora la gente si dirada e il filosofo si avvia con due o tre conoscenti, mi aggrego, mi guarda e mi fa:
"Si va a prendere un aperitivo?"
Sediamo a un tavolino in un caffè, ordina munifico, coktail e stuzzichini, per lui solo acqua minerale.
Chiacchiere e risate, racconta qualcosa su Nietzsche, poi passiamo a Platone, poi racconta di un suo recente viaggio, amabile, leggero.
Passiamo un'oretta in questo modo, poi ci salutiamo come vecchi amici, gli dico "Grazie" per l'allegria e la cultura frizzante come quel calice di champagne che lui, generoso, ha voluto offrirmi.
Ed ora ogni volta che lo vedo in tivu o leggo qualcosa di suo sono pericolosamente a-critica, pronta a sposare ogni sua tesi. Non posso dimenticare la sua amabilità, la sua cultura dissacrante e la comunicativa autentica!

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